La
città di Pistoia, chiusa a nord dalla catena appenninica,
con la sua montagna pistoiese in cui spicca l'Abetone, ed a ovest
dal monte Albano, ha conservato un buon equilibrio fra il
recente sviluppo e la sua connotazione storica.
La cinta muraria, di ampia estensione, rimasta in gran parte esistente
è quella eretta nella prima metà del '300 e successivamente
fortificata dai Medici. Dalle origini, il momento di maggior splendore
fu rappresentato dal periodo comunale, nel '200, quando i banchieri pistoiesi
prestavano soldi anche ai francesi e la città si espandeva.
Ovviamente l’espansione di Pistoia trovò freno da
una parte da Lucca e dall'altra da Firenze che, congiuntamente agli inizi
del '300 la espugnarono. Da qui il declino economico e politico
che si protrasse nei secoli successivi relegandola ad un destino di secondo
piano.
Solo in epoca contemporanea lo sviluppo industriale ed artigianale
ha reso attiva l'espansione della città, che si è imposta
all'attenzione internazionale per le attività florovivaistiche
che si sono sviluppate in varie zone del suo territorio provinciale.
Se da un lato l'assenza di sviluppo ha inibito ogni vivacità urbanistica,
di contro lo stesso ci permette oggi di poter godere appieno della parte
storica di Pistoia.
A Pistoia, l'ultima decade di luglio si svolge la Giostra dell'Orso,
con figuranti in costume e torneo a cavallo.
La lunga sottomissione a Firenze, probabilmente, ne ha soffocato anche
le differenziazioni in ambito culinario. La cucina pistoiese infatti
in poco si discosta da quella fiorentina. Qualche variante però
l'ha mantenuta. Il biroldo, una sorta di sanguinaccio, può
esser fatto dolce, con sangue di maiale pinoli e uvette, o salato, con
sangue di vitello mescolato a salame e formaggio.
Fotografia di Sandro Santioli
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