Abitanti
nel 1991: 87.830
Il
territorio del comune di Pistoia si estende su un'area di 236,77 kmq al
margine della pianura compresa fra il monte Albano e le pendici
appenniniche sulla sinistra dell'Ombrone, parte in piano, parte in collina
e parte sui primi contrafforti montagnosi. Città di fondazione
romana, che mantenne i propri connotati urbani anche nell'alto medioevo,
nei primi secoli dopo il Mille era un centro cinto da mura che
racchiudevano una superficie di circa dieci ettari, dilatatosi poi nel
corso del Duecento, tanto che la nuova cerchia di mura costruita nella
prima metà del Trecento - ancora esistente - conteneva un'area
di centoquaranta ettari. Tale restò l'estensione del comune fino
al 1877, quando furono allargati i confini comunali con l'aggregazione
dei comuni di Porta al Borgo, Porta Carratica, Porta Lucchese e Porta
San Marco, mentre nel 1939 veniva staccata parte della frazione di Cireglio,
aggregata al comune di Piteglio.
La città di Pistoia, che si ritiene debba la sua origine nel
II secolo a.C. alla necessità per l'esercito romano di disporre
di un insediamento fortificato che fungesse da base logistica nelle
guerre contro i liguri per la conquista della zona appenninica, si sviluppò
celermente, anche grazie al fatto di essere attraversata dalla via
Cassia. Fu sulle alture sovrastanti la città che, nel 62 a.C.,
venne accerchiato da due legioni romane e ucciso il ribelle Catilina.
Al tempo delle prime invasioni barbariche dovette subire distruzioni
e conseguenti spopolamenti che restrinsero sensibilmente l'area urbana;
alla fine del V secolo è comunque documentata la presenza in Pistoia
di un proprio vescovo. Elevata al rango di città regia dai longobardi
(che ne fecero sede di un gastaldo indipendente dai duchi di Lucca e di
Firenze), al centro di un comitatus in epoca carolingia, durante la quale
gran parte del territorio pistoiese fini con l'essere spartito in una
serie di possessi detenuti da alcune dinastie signorili come i conti Guidi
e i Cadolingi, i suoi abitanti seppero darsi assai precocemente un'organizzazione
comunale, come risulta dalla prima menzione dei consoli pistoiesi,
che risale al 1105, mentre la più antica redazione statutaria
è ascrivibile al 1117. Nel XII secolo la città era in piena
espansione e allargava i propri confini con una seconda cerchia muraria.
Sotto l'influenza di notevoli impulsi commerciali la sua politica si orientò
verso un'alleanza con Pisa, della quale si ha testimonianza anche
attraverso l'attività artistica di Giovanni Pisano, conservatasi
nella chiesa di Sant'Andrea. L'importanza di Pistoia crebbe col crescere
degli scambi e dei traffici commerciali nel basso Medioevo, grazie alla
sua posizione al punto di confluenza degli itinerari verso il nord Italia,
il Valdarno Inferiore e Firenze. Nel corso del XIII secolo
combatté una lunga serie di conflitti contro Prato, Firenze,
Lucca e Bologna e al tempo stesso si divise al suo interno per le
lotte di fazione tra guelfi e ghibellini, aggravatesi sulla soglia
del Trecento con la scissione tra Bianchi e Neri, espressione in origine
di una divisione interna della famiglia Cancellieri.
Nel 1306,
per punire un governo di parte bianca filo-ghibellino, gli eserciti
dei fiorentini e dei lucchesi uniti, dopo un assedio durato undici
mesi, conquistarono per fame la città e ne rasero al suolo le
mura. Negli anni successivi episodi di lotta e brevi momenti di indipendenza
si alternarono alle avventure signorili di alcuni esponenti del ceto magnatizio
locale e del lucchese Castruccio Castracani (signore di Pistoia dal 1322
al 1328) e alla sempre più cogente tutela fiorentina, impersonata
in loco dalla magistratura dei capitani di custodia. Dal 1401 si affermava
definitivamente su Pistoia il dominio di Firenze, agevolato non poco dalla
lotta civile che continuava a dividere i maggiorenti locali nelle due
contrapposte fazioni dei Panciatichi e dei Cancellieri. Prendendo pretesto
da questa secolare faida che continuò in città e nel territorio
ancora per più di un secolo, Cosimo I nel 1538 abolì
per un decennio ogni forma di autogoverno, affidando la città
e il suo territorio a quattro commissari plenipotenziari e successivamente
(1556) ad un consiglio della Pratica Segreta, cosicché nei tempi
seguenti Pistoia seguì del tutto soggiogata le scelte e le sorti
della politica medicea. Nel 1643 fu assalita dalle bande dei Barberini,
nella guerra tra i Farnese di Parma e papa Urbano VIII, ma seppe respingerle.
Durante l'epoca leopoldina, che segnò senza dubbio un momento
di ripresa economica e culturale della città, fu attuata
una politica di più dinamica attenzione alle esigenze della popolazione
con riforme amministrative, messa in cantiere di ingenti opere pubbliche,
incentivi per il rinascente ceto imprenditoriale. L'incoraggiamento del
granduca sostenne anche l'importante sinodo diocesano convocato nel settembre
1786 dal vescovo Scipione de' Ricci con l'intento di attuare molte riforme
in senso giansenistico, pronunciandosi tra l'altro in favore della subordinazione
della Chiesa allo Stato; tuttavia le decisioni sinodali furono definitivamente
condannate nel 1794 con la bolla Auctorem fidei dal pontefice Pio VI.
La dominazione francese dell'inizio dell'Ottocento fu vissuta
senza particolari tensioni, anzi con la piccola soddisfazione di vedere
la città designata sede di una sottoprefettura.
La restaurazione lorenese determinò in un primo tempo un sensibile
arretramento delle facoltà giurisdizionali, con l'istituzione di
un commissario regio in città e il ripristino delle podesterie
in contado, per poi stabilire un allargamento della giurisdizione territoriale
con la nomina di Pistoia a capoluogo di compartimento e infine
a un nuovo declassamento (1851), allorché emersero vivaci focolai
di attività antigranducale. I centri culturali cittadini, come
l'Accademia di scienze, lettere ed arti, promuovevano infatti adunanze
letterarie a scopo patriottico e Niccolò Puccini, un proprietario
terriero del luogo, fu un personaggio di non scarso rilievo nell'ambito
dei moderati toscani. Fra Ottocento e Novecento un altro pistoiese di
adozione si segnalò per la sua intensa attività politica
oltre che per i suoi interessi culturali: Ferdinando Martini. Durante
il ventennio fascista, fondato nel pistoiese sul consenso
degli agrari e dei dirigenti dei maggiori complessi industriali, gratificati
con la concessione dell'autonomia provinciale nel 1927, l'opposizione
al regime, sia pure duramente repressa, era sopravvissuta nella clandestinità
a opera di gruppi che si riconoscevano nel Partito comunista italiano,
ma anche di orientamento diverso, soprattutto fra gli studenti: comunisti
libertari, anarchici, cattolici. L'occupazione di Pistoia all'indomani
dell'armistizio da parte dell'esercito tedesco durò per dodici
mesi, con continue sofferenze da parte della popolazione, e fu resa
ancora più grave dai frequenti bombardamenti degli alleati; pur
tra varie difficoltà il movimento partigiano ebbe modo di
distinguersi sia con azioni in città che attestandosi in basi poste
sulla montagna pistoiese. Nel dopoguerra ci si impegnò alacremente
nell'opera di ricostruzione, mentre il potere amministrativo locale era
affidato alle forze politiche di sinistra. Il sensibile miglioramento
del tenore di vita, evidente a partire dagli anni sessanta, ha portato
a una consistente crescita della popolazione residente e a un rapido sviluppo
edilizio nelle periferie, senza che tensioni evidenti attraversassero
la tranquilla e industriosa società pistoiese.
Tra gli uomini illustri che nacquero a Pistoia si deve
almeno citare il poeta e giurista Cino da Pistoia (1270 ca.-1336),
il pittore Niccolò di Tommaso (II metà XIV sec.),
il cronista ser Luca Dominici (1363-1410), l'umanista Sozomeno
(m. 1478), il poeta Antonio Cammelli (1436 1502), Giulio Rospigliosi
(1600-1669) divenuto papa col nome di Clemente IX, il poeta burlesco Niccolò
Forteguerri (1674-1735), lo scultore Marino Marini (1901-1980) e l'architetto
Giovanni Michelucci (1891-1991).
Da vedere: Piazza della Sala, di epoca longobarda,
qui vi sorgeva la “Sala Regis”, cioè il palazzo
del governatore della città. Spazio triangolare, fin dal Mille
è stata sede di adunanze, feste e mercati. Al centro si trova
il Pozzo, del 1453, con colonne, sormontato dal Marzocco. Piazza
del Duomo, ampio spazio di origine medievale, dove si affacciano
i maggiori edifici pubblici e sacri della città: Palazzo
del Comune, elegante esempio di architettura gotica eretto tra
il 1200 e il 1300, prima sotto la direzione di guelfi, poi sotto quella
dei ghibellini. L’interno fu definito nel XV secolo. Ospita
al primo piano il Museo Civico formato da raccolte di arte
sacra. Palazzo Pretorio, ricco di bifore e stemmi, fu eretto
nel 1367 su un preesistente edificio. Palazzo dei Vescovi,
costruito nel secolo X di fianco al Duomo, come residenza episcopale,
fu ampliato successivamente. Il complesso fu sede vescovile fino al
1786. Ad oggi è proprietà di una banca, ed è
visitabile. Nei sotterranei è stato allestito il Percorso
archeologico attrezzato ad illustrare l’evoluzione della
zona; il Museo Capitolare, al primo piano, dove si possono
ammirare il Tesoro dell’Opera di S. Jacopo e il preziosissimo
reliquiario della Vergine. Il Duomo, domina l’omonima
piazza con la suggestiva facciata a tre ordini di loggette. Fondato
nel secolo V, fu rifatto in forme romanico-pisane nei secoli XII e
XIII. Nei secoli successivi ha subito diversi rimaneggiamenti, fino
all’ultimo del 1951. E’ intitolato a S. Zeno. L’interno
a tre navate conserva dipinti e statue di famosi artisti, insieme
al capolavoro rinascimentale del Verrocchio: il Monumento Sepolcrale
al Cardinale Forteguerri. Battistero, a pianta ottagonale,
in stile gotico, si trova di fronte al Duomo. Fu eretto nel 1337 sul
luogo di una precedente chiesa. L’interno conserva una pregevole
vasca in marmo finemente lavorato del 1226. Spedale del Ceppo,
attuale struttura sanitaria, fu costruito nel 1277 tra la prima
e la seconda cerchia di mura. Il bellissimo loggiato di tipo fiorentino,
fu arricchito successivamente dal fregio in terracotta smaltata della
bottega dei Della Robbia, raffigurante le Sette Opere di Misericordia.
S. Giovanni Fuorcivitas, chiesa costruita tra il XII ed il
XIII secolo, con la facciata incompiuta, ma con il fianco settentrionale
coperto di marmi bianchi e verdi e decorato con tre ordini di arcate
cieche. L’interno ad una navata conserva, tra le tante opere,
un notevole pergamo di frà Guglielmo da Pisa del 1200.
S. Andrea, pieve di fondazione altomedievale, è un esempio
di architettura romanico pistoiese; ha la facciata incompiuta. L’interno
a tre navate molto strette, conserva un pregevole pergamo di Giovanni
Pisano e diverse sculture. S. Bartolomeo in Pantano, chiesa
che deve parte del suo nome al luogo paludoso su cui fu deciso di
edificarla nel 1159. In stile romanico pistoiese ha la facciata incompiuta.
Il campanile fu eretto sopra una torre mozza. L’interno a pianta
basilicale è affrescato e conserva un pergamo di Guido da Como
del 1250. |
Parte storica riprodotta su autorizzazione della
Regione Toscana - Dipartimento della Presidenza E Affari Legislativi e
Giuridici
Fotografia di Sandro Santioli |